“… Il segno permanente dell’amore di Dio per noi.”
Alcuni momenti e scatti di marzo e avvisi di ottobre 2024 Scarica l’articolo
Il racconto degli eventi e la vita dei discepoli dopo la risurrezione di Gesù ci mostra in un primo istante una comunità, quella degli apostoli, ferita e delusa. Avevano sperato nel Signore e non aspettavano veramente la fine che ha fatto. È una comunità ferita all’interno, i loro rapporti funzionano poco. Infatti, si barricano in casa, non vogliono uscire se non per tornare al loro paese di origine (i discepoli di Emmaus) oppure andare a pescare per potersi in qualche modo mantenere. Chissà di che cosa parlavano tra di loro in quei primi giorni! Alcuni come Tommaso sono assenti anche quando Gesù appare il giorno stesso della risurrezione.
Ma Gesù varca le porte chiuse del cenacolo. Varca le porte chiuse dei loro cuori! Varca le porte chiuse di quella comunione ferita dei suoi amici e seguaci. Non li può lasciare da soli in quel momento così tragico e imbarazzante. Il Signore Gesù vuole mostrare a loro come a noi oggi come la sua risurrezione può riscattarci da tutte quelle frantumazioni che stiamo consumando nel nostro cuore e stanno consumando il tessuto della nostra esistenza. Vuole riscattare i suoi primi discepoli e anche noi da quella grave spaccatura che ci porta ad essere estranei a noi stessi e alle profondità dei nostri desideri.
Il Signore risorto non si lascia mai intimorire quando tentiamo di barricarci dietro i muri di protezione e di separazione che, con estrema facilità, sappiamo tutti innalzare quando vogliamo evitare di essere nuovamente feriti e smentiti dalla vita.
E mostra le sue ferite! Nelle sue apparizioni dopo la risurrezione, Gesù ha dovuto mostrare molte volte le sue mani e i suoi piedi, cioè, le sue ferite. Come per dire, guardate, sono io. L’episodio dell’apostolo Tommaso è il più eclatante. Infatti Tommaso aveva dichiarato convinto: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (Gv 20,25)
Inconsapevolmente, con queste parole, Tommaso fa emergere la convinzione che Gesù sia ormai riconoscibile non tanto dal viso quanto dalle piaghe. Tommaso ritiene che segni qualificanti dell’identità di Gesù siano ora soprattutto le piaghe, nelle quali si rivela fino a che punto Egli ci ha amati. In questo l’Apostolo non si sbaglia. Come sappiamo, otto giorni dopo Gesù ricompare in mezzo ai suoi discepoli, e questa volta Tommaso è presente. E Gesù lo interpella: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente” (Gv 20, 27). Tommaso reagisce con la più splendida professione di fede di tutto il Nuovo Testamento: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20, 28). A questo proposito commenta Sant’Agostino: Tommaso “vedeva e toccava l’uomo, ma confessava la sua fede in Dio, che non vedeva né toccava. Ma quanto vedeva e toccava lo induceva a credere in ciò di cui sino ad allora aveva dubitato”
Nel corpo di Cristo risorto, le piaghe non scompaiono, rimangono, perchè quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi. Infatti, Gesù Risorto mostra loro le mani e il costato. È rimasta in loro una traccia evidente del tormento della crocifissione; eppure, la vista delle piaghe non li riempie di dolore, ma di pace; non provoca in loro una sensazione di rifiuto ma di gioia.
La fede nel Risorto nasce in Tommaso e in tutti i discepoli passando attraverso la conoscenza delle ferite che Cristo porta nel suo corpo. Gesù gli chiede di prendere contatto con le sue ferite! La fede pasquale nei cristiani non può nascere se non passando attraverso la presa di coscienza delle ferite che si provocano nel corpo di Cristo che è la chiesa, che si infliggono alle sue membra, i fratelli e le sorelle nella fede. La fede pasquale nostra non può che passare attraverso la presa di coscienza delle nostre stesse ferite – rese gloriose da quelle di Cristo. Solo questa fede pasquale è autentica perché accompagnata dal pentimento, conversione del credente stesso e dalla consapevolezza dell’opera redentrice del Signore.
Calendario liturgico e alcuni appuntamenti di Aprile |
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1 | Lunedì | S | Lunedì fra l’Ottava di Pasqua – Messa ore 18,00. |
2 | Martedì | S | Martedì fra l’Ottava di Pasqua |
3 | Mercoledì | S | Mercoledì fra l’Ottava di Pasqua |
4 | Giovedì | S | Giovedì fra l’Ottava di Pasqua |
5 | Venerdì | S | Venerdì fra l’Ottava di Pasqua |
6 | Sabato | S |
Sabato fra l’Ottava di Pasqua Ore 09,00 – messa gruppo mariano Ore 15,00 – oratorio, Ore 16,30 . catechismo |
7 | Domenica |
II Domenica di Pasqua (o della Divina Misericordia) Catechismo dopo messa |
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8 | Lunedì | S | Annunciazione del Signore |
9 | Martedì | ||
10 | Mercoledì | Ore 15,00 – incontro pensionati e amici | |
11 | Giovedì | M |
Santo Stanislao, vescovo e martire – Dalle ore 09,30 alle 17,45 – adorazione eucaristica continua |
12 | Venerdì | ||
13 | Sabato | m |
San Martino I, papa e martire Ore 15,00 – Oratorio |
14 | Domenica |
III Domenica di Pasqua Domenica comunitaria intergenerazionale |
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15 | Lunedì | ||
16 | Martedì | ||
17 | Mercoledì | Ore 15,00 – incontro pensionati e amici | |
18 | Giovedì |
Dalle ore 09,30 alle 17,45 – adorazione eucaristica continua Ore 18,30 consiglio pastorale parrocchiale allargato |
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19 | Venerdì | ||
20 | Sabato | Ore 15,00 – oratorio, ore 16,30 – catechismo | |
21 | Domenica |
IV Domenica di Pasqua Catechismo dopo messa |
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22 | Lunedì | ||
23 | Martedì | m | San Giorgio, martire |
24 | Mercoledì | m |
San Fedele di Sigmaringa, sacerdote e martire Ore 15,00 – incontro pensionati e amici |
25 | Giovedì | F | San Marco, evangelista |
26 | Venerdì | ||
27 | Sabato | Ore 15,00 – oratorio, ore 16,30 – catechismo | |
28 | Domenica |
V Domenica di Pasqua Catechismo dopo messa |
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29 | Lunedì | F | Santa Caterina da Siena, vergine, dottore della Chiesa |
30 | Martedì | m | San Pio V, papa |