… Senza misura…
Guardando al tempo che viviamo, un tempo forte, denso di grandi contraddizioni, mi rendo conto più che mai, che quello che ci salva è tornare all’essenziale… L’essenziale, espressione di una povertà disarmante che soltanto in mano a Dio, può diventare scoperta della più grande ricchezza. Essenziale che profuma di inizi, che ha le sembianze di un seme gettato con abbondanza nella terra, custode di attese e speranze per la vita del mondo.
Protagonista indiscussa di questa domenica è la Parola di Dio. Parola d’amore che Dio pronuncia su di noi, sul mondo, sulla storia e che carezza come un vento leggero la nostra vita, spesso in balia della sofferenza e del “non senso” che sembra avere la meglio nelle nostre giornate. Parola efficace che non torna al mittente, senza prima aver operato ciò per cui era stata mandata. Parola che porta in sé il gemito di ogni carne e dell’intera creazione, assetata di vita, di libertà, di pienezza, di Dio. Parola che realizza ciò che promette, perché Dio è fedele sempre, ma alle sue promesse.
Nella vita di ciascuno di noi, anche se la rifiutiamo, anche se non ce ne rendiamo conto, anche se forse ci sentiamo schiacciati dalle nostre superficialità, è all’opera la Parola di Dio che, come un seme fecondo, visita la nostra terra.
Di questo, oggi, ci parla il Vangelo attraverso una parabola. Un testo che, per quanto noto, non possiamo ridurre ad una storiellina di cui conosciamo già il finale.
Al centro di questa parabola: non è il seminatore e nemmeno il terreno. Al centro di tutto sta il seme, cioè la Parola, e, di fatto, le quattro situazioni che Matteo descrive, raccontano esiti diversi dell’unica semina, l’annuncio della Parola.
Il racconto descrive una semina veramente sovrabbondante, esagerata, quasi uno “spreco”. L’esagerazione e la gratuità del seminatore che spreca la semente tra rovi, sassi e strada, non è certo finalizzata al guadagno o al tornaconto, non fa categorie o preferenze tra i terreni: tutto racconta di Dio, del suo amore folle e traboccante, che si dona senza misura, indistintamente fino allo spreco… Il Vangelo è pieno di spreco, ama lo spreco “per la vita”, perché questo mostra il volto di Dio, un Dio seminatore di vita a piene mani, senza calcoli…
C’è da dire anche che, nella stessa semina, sono possibili esiti diversi e contrapposti. Noi pretenderemmo una vittoria schiacciante del seme, una presenza visibile e dominante del germoglio della Parola che si fa largo nella terra brulla. E invece no. Continuamente facciamo esperienza di come nel nostro cuore convivano spazi di accoglienza e di superficialità, situazioni di soffocamento dovuto alle tante, troppe preoccupazioni del mondo e orizzonti inediti, sconfinati di fiducia e speranza che palpitano di Dio.
Mi piace provate a immaginare la faccia dei discepoli di Gesù quando, a proposito seme caduto sulla terra buona, sentono parlare del raccolto, in termini di 100, 60, 30 sacchi! La proporzione è ovviamente altissima, smisurata, inverosimile, anche considerando gli scarsi mezzi in uso in Palestina ai tempi di Gesù.
“Che esagerazione! Com’è possibile un raccolto così abbondante?” Le leggi della natura vengono messe da parte, per cedere il passo ad una legge nuova, diversa, imprevedibile: quella dell’amore che dona tutto, per primo, in perdita, senza attendersi nulla in contraccambio, che è esageratamente, incomprensibilmente divino.